Un viaggio storico e culturale all’interno del NEUES MUSEUM

Posted In: Berlino | Germania

“Non si può cancellare la storia, e neppure nasconderla”: sono queste le parole con il quale Alexander Schwarz, direttore del gruppo Chipperfield di Berlino, ci accoglie, non solo nella sua attuale città, ma in un edificio di straordinaria bellezza sul quale ha lavorato per anni, per farlo tornare al suo splendore originario: il Neues Museum di Berlino.

Alexander Shwartz – direttore dello Studio David Chipperfield Architects a Berlino

Con questo principio, l’architetto Schwarz, insieme al gruppo David Chipperfield Architects, ha realizzato una profonda opera di ristrutturazione di uno dei musei più storici al mondo, ma forse tra i meno conosciuti.

Il Neues Museum, letteralmente Nuovo Museo, all’interno dell’Isola dei Musei di Berlino è stato originariamente progettato da Friedrich August Stüler, allievo di Karl Friedrich Schinkel, tra il 1841 il 1859. “Santuario delle scienze e delle arti”, la struttura aspirava a raccontare l’archeologia come narrazione di una storia vivente, non scienza designata al mero studio del passato, ma sublime tentativo di innescare l’antico nell’attiva contemporaneità di un popolo.

Verso la fine della Seconda guerra mondiale il museo fu gravemente danneggiato dai bombardamenti e parzialmente distrutto. Per diversi decenni rimase in stato di abbandono finché, nel 1985, fu avviato il piano di restauro.

A partire dal 1997 l’architetto britannico David Chipperfield, incaricato di sovraintendere al più ampio progetto dell’Isola dei Musei, oggi riconosciuta dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità, ha avviato il suo rinnovamento.

Dieci anni di progettazione e ricostruzione hanno consentito al Neues Museum di risorgere dalle sue rovine, riaprendo le porte ai visitatori e offrendo meravigliose opere del museo egizio e parte delle collezioni del Museo della preistoria e dell’antichità; uno scrigno prezioso di archeologia.

Gli interventi architettonici e illuminotecnici hanno mirato a rispettare e valorizzare il progetto ottocentesco originario, mentre l’allestimento, curato dall’italiano Michele De Lucchi, media tra l’architettura e l’archeologia in modo discreto, e permette al visitatore di incantarsi davanti alle meraviglie esposte. L’allestimento pensato da De Lucchi, dal design molto controllato nelle proporzioni e nei dettagli, riprende i materiali utilizzati da Chipperfield per l’architettura, ossia il bronzo nero e la graniglia di cemento.

 

L’architetto Schwarz ci ha raccontato, come se tutto fosse stato semplice e lineare, che il compito non è stato solo quello di ridare lustro alla struttura originaria, ma anche di ricostruire intere ali dell’edificio distrutte o fortemente danneggiate. Sono così ancora visibili sulle facciate le ferite inferte dai bombardamenti e dagli incendi dell’ultimo conflitto mondiale, mentre negli ambienti interni, gli affreschi e i pavimenti a mosaico, consumati dal tempo, si armonizzano con un’architettura contemporanea dalle linee rigorose ed essenziali. In tal modo, l’abbondanza del tardo Neoclassicismo di Stüler ha instaurato un’attraente dialogo con la rigorosa lingua formale di Chipperfield.

Il “suo” edificio rappresenta uno dei più ambiziosi progetti architettonici del nostro tempo, l’impiego di innovativi metodi di costruzione presi a prestito dall’industria, o l’utilizzo di materiali miscelati in varianti particolari danno il risultato di un progetto che intende riportare la rovina nel flusso del presente. Per questo l’architettura non conosce soluzioni di continuità e le sue rovine, di forte carica espressiva, non possono mai essere del tutto separati dalla contemporaneità.

 

 

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